Presentazione

Se la domanda è: «A cosa serve una nuova rivista di diritto del lavoro?», la risposta è semplice: «Di per sé a nulla!». Il panorama delle riviste giuslavoristiche è notoriamente inflazionato. Ve ne sono alcune dichiaratamente di parte, altre dichiaratamente super partes; alcune più attente ai risvolti teorici, altre rivolte pressoché esclusivamente ad un pubblico di (cosiddetti) “pratici”.

Se la domanda è invece: « È opportuno aprire un nuovo tavolo di discussione, una discussione aperta a contributi di ogni provenienza nel segno della massima libertà di espressione?», la risposta non può che essere affermativa.

È sotto gli occhi di ciascuno di noi la contesa che si sta giocando sulla testa delle imprese e dei lavoratori. Il diritto del lavoro è al centro di una serie di riforme che ne esaltano – come mai è avvenuto in passato – i profili di compatibilità con valori-altri: non solo le compatibilità economiche (come è ovvio che sia), ma anche quelle del bilancio statale e, soprattutto, quelle che consentono a noi italiani di sedere al tavolo dei partner europei con le carte in regola, avendo eseguito diligentemente la lezione che ci è stata assegnata.

In un contesto come quello descritto Dio solo sa quanto bisogno vi sia di razionalità giuridica. Senza impantanarsi in sterili discussioni sull’autorità o primazia del diritto rispetto alle altre scienze sociali è indiscutibile che il diritto abbia delle necessità cognitive e debba soddisfare specifiche finalizzazioni applicative. Come il linguaggio il diritto si basa sull’osservanza di regole che sono anche regole di comunicazione, che consentono l’interazione fra i protagonisti del contatto sociale ed ha, al pari del linguaggio, una sua dimensione istituzionale.

Ecco: Labor – e spero che l’auspicio non suoni naïf – si occuperà della grammatica del diritto del lavoro; di quelle parole-chiave che ci consentono di dialogare, traendo spunto – è inutile sottolinearlo – dalle infinite sollecitazioni che vengono proposte dalla cultura giuridica (inclusiva degli studiosi e degli operatori, che ne costituiscono inscindibili componenti). La nostra speranza è che ne venga fuori un glossario che ci consenta di orientarci nel labirinto dei discorsi giuridici.

C’è poi il progetto imprenditoriale che la direzione ha condiviso con l’editore. Un progetto che vede al centro le moderne tecnologie e le tendenze del mercato a privilegiare, come si usa dire, l’informazione “in tempo reale”. Alla rivista – che è tendenzialmente in formato elettronico – è perciò collegato un sito che, senza alcuna presunzione di completezza, seleziona le novità più rilevanti che interessano la nostra materia (sentenze, anzitutto, ma anche novità legislative, progetti, circolari, etc.) e fornisce un primo rapido commento. L’auspicio è che il sito possa ospitare altresì un più ampio confronto di opinioni sui temi che l’attualità sollecita pressoché quotidianamente, confronto aperto al contributo delle più giovani generazioni di giuslavoristi.

Oronzo Mazzotta