Il riconoscimento di un giorno festivo ai soli lavoratori appartenenti a specifiche confessioni religiosi integra una discriminazione diretta.

di S. Renzi -
La Corte di Giustizia dell’Unione Europea, con il procedimento C-193/17, ha esaminato il caso di un lavoratore austriaco, il quale lamentava di essere stato privato in maniera discriminatoria della retribuzione aggiuntiva per aver lavorato in un giorno festivo, segnatamente il Venerdì Santo, sul presupposto che egli non fosse appartenente ad alcuna religione che riconosce tale festività nel proprio canone liturgico. Il lavoratore, in particolare, si doleva dinanzi alle corti nazionali per la prospettata discriminazione, fondata su motivi religiosi direttamente considerati dalla legge austriaca in materia di riposo (Arbeitsruhegesetz o ARG), e chiedeva il risarcimento dei danni al datore . . .